Dall’istituzione di ulteriori reati perseguibili penalmente all’inasprimento delle sanzioni previste per i trasgressori: con la nuova direttiva 2024/1203, approvata l’11 aprile dal Parlamento europeo e dal Consiglio dell’Unione Europea, l’UE punta a prevenire e contrastare con più incisività la criminalità ambientale comunitaria.
Tra le novità della nuova disciplina, che sostituisce le direttive 2008/99 e 2009/123, vi è la previsione delle nuove fattispecie relative all’istigazione e al favoreggiamento, oltre che al concorso, ai crimini ambientali.
Aumentano i reati penali ambientali
Le condotte che costituiscono reato ambientale sono attualmente 9, ma con la nuova direttiva diventano 20. Ecco alcune novità:
- il commercio illegale di legname;
- violazioni gravi della legislazione UE in materia di sostanze chimiche;
- l’inquinamento provocato dalle navi;
- il riciclaggio illegale di componenti inquinanti di navi;
- l’esaurimento delle risorse idriche.
La nuova disciplina introduce una clausola relativa ai cosiddetti “reati qualificati”: sono tali quando le condotte illecite elencate nella direttiva, compiute intenzionalmente, comportano la distruzione di un ecosistema oppure causano danni diffusi e rilevanti, irreversibili o duraturi a tale ecosistema, alla qualità dell’aria, del suolo e delle acque.
I reati qualificati sono paragonabili all’ecocidio, come ad esempio gli incendi boschivi su vasta scala o l’inquinamento diffuso di aria, acqua e suolo. Rispetto al passato, inoltre, è ora penalmente perseguibile anche il responsabile di istigazione e favoreggiamento nella commissione di tali condotte illegali, oltre a chi vi concorre.
Pene più severe
In base ai dati UE quella ambientale è la terza attività criminale al mondo, dopo il traffico di stupefacenti e la contraffazione. Non a caso, la direttiva UE 2024/1203 inasprisce le sanzioni per quanti si macchiano di tali reati, puniti con la reclusione a seconda della durata, della gravità o della reversibilità del danno:
- fino a 8 anni per i “reati qualificati”;
- fino a 10 anni se si causa la morte di una persona;
- fino a 5 anni negli altri casi.
Per le imprese sono previste anche sanzioni pecuniarie pari al 3 o 5% del fatturato annuo mondiale o, in alternativa, a 24 o 40 milioni di euro. La condanna comporta l’esclusione da eventuali benefici economici pubblici e alle pene si aggiunge l’obbligo di ripristinare l’ambiente entro un determinato periodo, se il danno è reversibile; oppure di risarcirlo qualora sia irreversibile.
Una tutela ambientale più efficace
La direttiva comunitaria stabilisce norme minime a livello comunitario per la definizione dei reati e delle relative sanzioni. L’obiettivo è quello di rafforzare la tutela dell’ambiente, applicando con più efficacia la politica dell’Unione in materia ambientale.
Quest’ultima “mira a un elevato livello di tutela, tenendo conto della diversità delle situazioni nelle varie regioni dell’Unione” ed è “fondata sui principi della precauzione e dell’azione preventiva, sul principio della correzione dei danni causati all’ambiente nonché sul principio del «chi inquina paga»” (fonte: articolo 191 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea).
Tempi e modi di attuazione
La direttiva 2024/1203 è stata pubblicata il 30 aprile sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea. Entrerà in vigore ufficialmente il 20 maggio 2024 ma, per espressa previsione normativa, gli Stati membri avranno tempo fino al 21 maggio 2026 per adeguarsi dotandosi delle necessarie disposizioni legislative, regolamentari e amministrative.
La nuova disciplina si applicherà solo ai reati commessi all’interno dell’UE, sebbene gli Stati membri possano decidere di estendere la loro giurisdizione al di fuori del proprio territorio. Si prevedono inoltre misure di sostegno e assistenza, nel contesto dei procedimenti penali, per gli informatori che denunciano reati ambientali.
Per approfondire:
Il testo completo della Direttiva UE 2024/1203
Lo stato dell'ambiente in Italia secondo il Rapporto SNPA 2023