27 Marzo 2024

Annualmente, si stima che l'industria della moda contribuisca tra l'1,8% e il 4% delle emissioni globali di gas serra. Questa percentuale varia se si tiene conto anche della logistica soprattutto legata alle transazioni avvenute online, del minore impatto del  commercio al dettaglio di prossimità e naturalmente della fase di utilizzo del prodotto. Partendo da questo dato variabile e unendo a questo anche il fatto che, nel corso degli ultimi due decenni, la produzione globale di fibre è quasi raddoppiata, raggiungendo 116 milioni di tonnellate nel 2022 e destinata a salire a 147 milioni di tonnellate entro il 2030, c’è l’esigenza urgente di mettere a terra una rivoluzione nel paradigma della moda, nel modo di concepire non solo gli stili ma anche i materiali, la loro produzione, la loro lavorazione e il loro ciclo di vita. Tutto questo per fare in modo che il processo sia sostenibile per l’ambiente.

 

La Global Fashion Agenda

 

La Global Fashion Agenda è un'organizzazione senza scopo di lucro con sede a Copenaghen, in Danimarca, fondata nel 2016. È dedicata a promuovere la sostenibilità nell'industria della moda a livello globale. L'obiettivo principale della Global Fashion Agenda è quello di creare un impatto positivo sull'industria della moda, incoraggiando pratiche commerciali sostenibili e responsabili. Tra le iniziative della Global Fashion Agenda vi è il Global Fashion Summit che si terrà a Copenaghen dal 21 al 23 maggio 2024, uno dei principali eventi globali che riunisce figure chiave dell'industria della moda, leader aziendali, politici, esperti di sostenibilità e altri stakeholder per discutere e promuovere azioni concrete per una moda più sostenibile. 

 

Il GFA Monitor 2023 e il Summit 2024

 

La Global Fashion Agenda ha prodotto un report, dal quale abbiamo tratto i dati contenuti in questo approfondimento, nel quale disegna lo stato dell’arte dell’industria globale della Moda, il suo impatto sull’ambiente e le direzioni possibili per assecondare le linee guida dell’agenda 2030. Il GFA Monitor 2023 si è concentrato sulla sostenibilità e sulle questioni ambientali, sociali ed economiche nell'industria del fashion includendo analisi delle tendenze nel settore della moda, valutazioni del progresso verso obiettivi di sostenibilità, dati e statistiche sul consumo e sulla produzione, raccomandazioni per azioni future e iniziative per migliorare la sostenibilità nel settore. Contestualmente sono stati affrontati temi specifici come l'impatto ambientale della produzione tessile, la responsabilità sociale delle aziende di moda, l'etica nel lavoro, la trasparenza nella catena di approvvigionamento, l'innovazione sostenibile.

 

Report Black

 

L'industria della moda impiega circa 300 milioni di persone a livello globale e genera un enorme valore economico. Ma è messa alla prova dalle conseguenti crisi globali che vanno dal cambiamento climatico ai conflitti geopolitici. Nonostante le molte sfide, l'industria ha anche un'abbondanza di soluzioni, strumenti, best practice che indicano la strada da seguire. Tutti i marchi, i rivenditori e i produttori possono attingere a queste risorse oggi, indipendentemente da dove si trovino nel loro percorso di sostenibilità. Lo scopo del Monitor GFA è presentare una panoramica degli strumenti e delle risorse accessibili e documentare i progressi già compiuti lungo tutta la catena del valore.

 

Moda green: i cinque fronti d’azione per la moda del futuro

 

Per creare un'industria della moda nettamente positiva che dia più di quanto prenda, i marchi di moda, i rivenditori e i produttori possono, e devono, dare priorità all'azione su cinque fronti: 

  • ambienti di lavoro rispettosi e sicuri;
  • migliori sistemi salariali;
  • tutela delle risorse;
  • scelte intelligenti di materiali;
  • sistemi circolari.

Per raggiungere obiettivi vitali di decarbonizzazione e proteggere il nostro ambiente e i suoi abitanti per le generazioni future, l'industria della moda deve adottare un approccio olistico alla tutela in cui la creazione di valore sia scollegata dalle risorse naturali finite. Questo approccio richiede agli attori lungo la catena del valore della moda, di promuovere l'innovazione in nuovi materiali, metodi di produzione e modelli di business.

 

Report Green

 

Per fare in modo che lo sviluppo economico non dipenda dal consumo di risorse finite, l'industria della moda deve garantire una transizione equa verso un'economia circolare in cui vengano eliminati gli sprechi e si tenga conto dell'inquinamento, e la produzione e i materiali utilizzati siano pensati e creati seguendo i principi dell’economia circolare e della “rigenerazione” della natura, della garanzia che sia l’uomo che la tuteli e la preservi. In tal senso, ai consumatori devono essere proposti nuovi modi di accedere alla moda, come i mercati dello scambio, della rivendita, della rigenerazione dei tessuti e della diffusione di una cultura e una consapevolezza ambientale legata al rispetto del nostro pianeta.

 

Erica Marigliani: Il futuro è il mercato locale e il ritorno all’artigianalità 

 

Per completare la panoramica dei principi e della ricerca della Global Fashion Agenda, vogliamo citare lo studio di un accademico italiano, Erica Marigliani, Professor of Anthropology of Complex Societies at IUAD – Accademia della Moda di Milano. La Prof.ssa Marigliani èautrice di una ricerca presentata nel febbraio del 2024 all’Istanbul Fashion Connection in cui, citando la Fashion Agenda, approfondisce l'evoluzione del costume nella società durante l'era digitale e ragiona sulle soluzioni legate al design della moda nel rispetto della sostenibilità umana e ambientale. Nella sua ricerca evidenzia la necessità di un passaggio verso la qualità dei prodotti allontanandosi dalla “seduzione” esercitata dal fast fashion, promuovendo un cambio di mentalità, sottolineando l'importanza della creazione di un processo di educazione degli stakeholder coinvolti nel settore moda al fine di favorire processi di sostenibilità. Sottolinea l'importanza dell’etica nel mondo della moda e nei suoi processi di produzione, considerando le dinamiche in evoluzione tra consumatori e marchi. Marigliani mette in evidenza gli aspetti psicologici delle scelte dei consumatori e la necessità di una moda etica e sostenibile, in cui tutte le parti interessate si assumono la responsabilità delle proprie azioni sia nella catena di produzione sia in quella di consumo. Lo studio si conclude immaginando un ecosistema globale di mercati locali di nicchia che enfatizzano la valorizzazione del prodotto, l'artigianato e il patrimonio culturale del territorio in cui si crea, si confeziona e si distribuisce, offrendo un percorso potenziale verso un futuro in cui la moda diventi realmente più sostenibile.

 

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