24 Aprile 2024

Ogni anno milioni di dispositivi elettrici ed elettronici vengono scartati quando si rompono o diventano obsoleti e vengono gettati via, spesso senza avere l’accortezza di portarli nei centri di smaltimento di rifiuti speciali. Questi dispositivi, nell’ultimo ciclo della loro vita, sono considerati rifiuti elettronici (e-waste o RAEE) e possono diventare una minaccia per l'ambiente e per la salute umana se non vengono trattati, smaltiti e riciclati in modo appropriato.

Gli oggetti di cui parliamo includono computer, telefoni cellulari, grandi elettrodomestici, nonché apparecchiature mediche. Ogni anno, milioni di tonnellate di rifiuti elettrici ed elettronici vengono riciclate utilizzando tecniche non rispettose dell'ambiente. Quando l'e-waste viene trattato utilizzando attività di basso livello, può rilasciare fino a 1000 diverse sostanze chimiche nell'ambiente, inclusi neurotossici dannosi come il piombo.

La quantità di rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche generata ogni anno nell'UE sta aumentando rapidamente. È ora uno dei flussi di rifiuti a più rapida crescita. Dal grafico allegato si evince come ci sia stato un picco di immissione nel mercato di apparecchi elettrici ed elettronici nel 2011, momento in cui, in ogni caso, la quantità di immissione di tali apparecchi superava la produzione di e-waste. Ma a partire dal 2014 lo stesso grafico mette in evidenza che la quantità di tonnellate di rifiuti elettrici ed elettronici abbia superato il primo indicatore e come tale valore si stia mantenendo equilibrato nel tempo, superando sempre, ogni anno, la quantità di prodotti acquistati dai consumatori. Quindi, in parole povere, generiamo più rifiuti elettrici ed elettronici rispetto agli apparecchi che acquistiamo.

Grafico E-Waste

(Fonte dati: https://environment.ec.europa.eu/topics/waste-and-recycling/waste-electrical-and-electronic-equipment-weee/implementation-weee-directive_en)

 

Le normative dell'UE affrontano le questioni ambientali e altre causate dal crescente numero di apparecchiature elettroniche scartate in tutta Europa. L'obiettivo è naturalmente prevenire la massiccia creazione di rifiuti elettrici ed elettronici, contribuendo al recupero di materiali grezzi secondari attraverso il riutilizzo, il riciclo e altre forme di recupero e naturalmente monitorando la sostenibilità delle aziende e di tutti i soggetti coinvolti nel ciclo di vita di tali apparecchiature.

Rifiuti elettrici ed elettronici: un rischio per l’uomo e per l’ambiente

Uno dei rischi che l’Europa è determinata a contenere è quello dell’esportazione illegale dei rifiuti. I rifiuti elettrici ed elettronici sono diventati un'importante fonte di reddito per intere comunità. Nonostante le normative internazionali mirino a controllare il trasporto degli e-waste da un Paese all'altro, il movimento transfrontaliero degli e-waste verso i Paesi a basso reddito continua spesso in modo illegale.

L'e-waste è considerato rifiuto pericoloso in quanto contiene materiali tossici o può produrre sostanze chimiche tossiche quando trattato in modo inappropriato.

Molti di questi materiali tossici sono in grado non solo di generare danni all’ambiente ma di causare anche danni alla salute umana. Molti di loro sono inclusi nei 10 prodotti chimici più pericolosi per la salute pubblica, tra cui diossine, piombo e mercurio. Il riciclaggio senza opportune precauzioni dell'e-waste rappresenta una minaccia per la salute e la sicurezza pubblica.

E-mining o Urban Mining: dai Paesi Bassi all’Italia

Come abbiamo accennato, le moderne apparecchiature elettroniche contengono anche risorse rare e costose, inclusi materiali grezzi critici. Questi possono essere riciclati e riutilizzati se i rifiuti sono gestiti in modo efficace.

Con il termine E-mining o Urban Mining si identifica il processo di recupero di metalli preziosi da apparecchiature elettriche ed elettroniche a fine vita.

Uno degli esempi più avanzati di mining urbano avviene da diversi anni a Breda, nei Paesi Bassi, dove un robot chiamato Daisy è stato costruito per il riciclaggio di smartphone (per ora esclusivamente di prodotti Apple) automatizzando il processo di rimozione dei componenti da 23 diversi modelli di telefoni cellulari. Progettato per processare 1,2 milioni di unità all'anno, crea flussi puliti di rifiuti da cui possono essere liberati materiali utili e riutilizzabili.

Una tonnellata di schede a circuito stampato, elettronica flessibile e moduli fotocamera recuperati da Daisy contiene la stessa quantità di oro e rame che dovrebbero essere estratte da 2.000 tonnellate di roccia.

L'obiettivo finale dell’azienda con sede a Cupertino è quello di realizzare i propri prodotti solo con materiali riciclati e rinnovabili. Alcuni dei suoi impegni sono più specifici: entro il 2025, prevede di utilizzare il 100 per cento di cobalto riciclato in tutte le batterie progettate e per tutti i magneti nei suoi dispositivi di utilizzare elementi delle terre rare riciclati.

Ma anche in Italia, patria degli inventori più illuminati, abbiamo un esempio di “robot” in grado di fare Urban Mining: si chiama ROMEO, acronimo di Recovery Of MEtals by hydrOmetallurgy, primo impianto pilota in Italia per il recupero di materiali preziosi, provenienti da vecchi computer e cellulari. ROMEO, messo a punto da un team di ricercatori ENEA, attivo nella sede C.R. di Casaccia a Roma e pronto per essere immesso nella produzione industriale, può estrarre più del 90% di oro, argento, platino, rame, palladio e piombo dai rifiuti elettronici. Il suo processo di estrazione ha un impatto ambientale minimo: le schede elettroniche non subiscono la triturazione e le emissioni gassose prodotte vengono trattate e riutilizzate come reagenti nel processo stesso. Un'altra caratteristica peculiare di ROMEO è la sua notevole modularità e flessibilità, che consentono di trattare anche quantità ridotte di rifiuti mantenendo un elevato grado di purezza nei metalli recuperati.

Migliorare la raccolta, il trattamento e il riciclo delle apparecchiature elettriche ed elettroniche alla fine della loro vita può aumentare l'efficienza delle risorse e sostenere il passaggio a un'economia circolare. Può anche contribuire alla sicurezza dell'approvvigionamento di materiali grezzi critici, migliorando in definitiva l'autonomia strategica dell'Unione Europea. Oltre a ciò è importante creare una profonda e diffusa consapevolezza sul concetto di obsolescenza, sia da parte delle aziende sia da parte dei consumatori che, come dimostrano i dati, dismettono troppo spesso apparecchiature elettriche ed elettroniche funzionanti che potrebbero invece essere donate a scuole, centri di ricerca e comunità.

 

Fonte:

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