05 Febbraio 2024

Le scelte alimentari che compiamo ogni giorno non hanno solo un impatto positivo o negativo su di noi, ma anche sull’ambiente.

Il 5 febbraio è l’11° Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare, istituita per evidenziare l’importanza di mettere in pratica ad ogni livello – cittadini, enti pubblici, imprese, associazioni, scuole – ogni possibile azione per azzerare lo spreco di cibo e promuovere pratiche di alimentazione sane e sostenibili.

L’obiettivo è dettato anche dall’Agenda 2030, che tra i suoi target ha quello di “dimezzare lo spreco pro capite globale di rifiuti alimentari nella vendita al dettaglio e dei consumatori e ridurre le perdite di cibo lungo le filiere di produzione e fornitura, comprese le perdite post-raccolto” (TARGET 12.3).

In base ai recenti dati del Rapporto 'Il caso Italia' dell'Osservatorio Waste Watcher International, molto è ancora l’impegno necessario: ogni italiano butta via in media oltre due chili di cibo al mese, dato che sembra addirittura in crescita rispetto a quello dello scorso anno.

L’impatto economico nazionale del food waste è stimato in oltre 13 miliardi di euro, di cui lo spreco a livello domestico incide per quasi 7 miliardi e mezzo e quello nella distribuzione vale circa 4 miliardi di euro, mentre lo spreco nelle campagne e a livello industriale è molto più contenuto.

Viene buttato più cibo nelle città, meno nei piccoli centri, e sprecano di più le famiglie senza figli e i consumatori a basso potere d’acquisto.

Questi dati raccontano l’urgenza e la necessità di incrementare la consapevolezza dell’entità degli sprechi che produciamo e del loro impatto economico e ambientale.

La Giornata Nazionale di Prevenzione dello Spreco Alimentare rappresenta un’importante occasione per sensibilizzare i cittadini, la comunità scientifica, le aziende e le istituzioni su come la riduzione dello spreco alimentare sia una strategia cruciale per limitare le pressioni sull’ambiente, mettendo in atto buone pratiche di recupero e riciclo delle eccedenze e, soprattutto, migliorando comportamenti e abitudini di acquisto, consumo e conservazione del cibo, per ridurre a monte la formazione delle eccedenze e i conseguenti sprechi.

 

Fonte: MASE

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